Dopo la morte del primo oppositore di Putin, Navalny, Michele Santoro ha detto la sua sul comportamento della politica italiana.
Non le manda a dire Michele Santoro, fresco di candidatura alle Europee con il partito ‘Pace Terra Dignità‘, a proposito della posizione dei politici italiano a seguito della morte di Navalny, il primo oppositore di Putin in Russia. Parlando a ‘DiMartedì’ su La7, il conduttore ha spiegato come, a suo parere, tale vicenda possa venire utilizzata per giustificare un nuovo riarmo dell’Ucraina e in generale dell’Europa per contenere le minacce del regime di Mosca.
Santoro, la risposta alla morte di Navalny
Ospite di Floris alla trasmissione ‘DiMartedì’, Santoro ha subito spiegato la sua posizione riguardo le vicende successive alla morte di Navalny e alle reazioni della politica italiana.
Per il giornalista non ci sono dubbi: “Unità nazionale? Se è per continuare sine die la guerra in Ucraina, no grazie”, ha detto.
Durissimo poi il proseguimento del commento: “La manifestazione fatta con la fiaccolata (per Navalny ndr) era una manifestazione fatta per la continuazione dell’invio di armi all’Ucraina e la continuazione della guerra”.
L’affondo a Calenda
“(I politici ndr) Fanno bene a chiedere la verità. Ma se tu prendi l’intervista fatta da Calenda da Bruno Vespa. Quella richiesta di verità si è trasformata, in due minuti, nella richiesta di invio di armi in Ucraina, fino alla sconfitta totale di Putin. Queste cose, agli italiani, gliele volete spiegare?”.
E ancora: “A chi chiediamo la verità? Ai giudici russi? Eh, no, quelli sono russi. Chi stabilisce la verità? Calenda? Perché non raccogliamo tutte le informazione per portarle davanti a una Corte che decide”.
In conclusione Santoro ha aggiunto: “Vogliamo le armi, compresa quella nucleare, o le cose che contano davvero”.
Insomma, un pensiero molto chiaro quello del giornalista e conduttore che si distacca certamente da quello di altri politici.